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Il valore delle cose? E' solo un concetto umano.

Il valore delle cose? E' solo un concetto umano.
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 15/11/2009

 (Video: periferie di Napoli)

 

 

Viviamo tutti in un mondo virtuale. Che incredibilmente non è quello del Web. No, il Web attualmente diviene molto più concreto, per contenuti ed aspettative, di quanto si viva nella cosiddetta "vita reale".

 

I Social network oggi sono punto di incontro di persone vere, scambi professionali e nascita di nuove amicizie. Legami ora possibili, dopo i primi anni in cui si temeva di incappare in qualche "mostro" sotto falso nome.

 

Sui Social network, si passano anche molte ore al giorno. A casa, al lavoro in viaggio. Un occhio alla mail e l'altro a commentare l'amico di turno. Un perfetto sincronismo fra reale e virtuale che si fonde in un tutt'uno.

 

Ma cosa accade poi, quando ci si disconnette dal Web. Quando restiamo soli con noi stessi, o al più con intorno quelle poche persone che conoscono il nostro viso, oltre che il nostro nome su un profilo web?

 

Accade che, riflettendo su determinati valori umani, si possa scoprire come molta della realtà così intesa nasconde invece una truffa. Un sortilegio. Una contraddizione. Valori sparpagliati per volere dell'uomo. E di criteri – del tutto umani - stabiliti dalla Comunità, piuttosto che da un valore preciso ed inequivocabile.

 

Così come il denaro è un valore ormai del tutto nominale, che raggiunge un valore "reale" nel momento in cui tutti lo accettiamo in pagamento di beni e servizi, così molti ambiti dell'esistenza di pari passo assumono più o meno valore. Ma la decisione è dell'uomo. Che determina cosa e perché, debba avere maggior valore.

 

Provate ad immaginare. Una città qualsiasi. Solitamente il Centro Storico rappresenta la parte Vip della località in questione. Case di maggior valore, e così i negozi ed i bar ed i costi da sostenere per viverci o transitarvi. L'Asso Bar ad esempio – organizzazione che gestisce e controlla tutto ciò che riguarda i Bar in Italia – stabilisce tariffe differenziate per il costo delle bevande e degli alimenti somministrati.

 

Se in periferia oggi un caffè si paga 70 centesimi di euro, ecco che lo stesso caffè in Centro si paga anche oltre il doppio. I motivi ci sono: maggiori spese di gestione – come ad esempio l'affitto del locale - e solitamente maggiori spese anche per l'acquisto ed il relativo pagamento delle stigliature che saranno senz'altro più adatte all'ambiente circostante.

 

Ma provate a fare un esperimento mentale. Prendete – in qualsiasi città vi troviate – la zona più In, quella considerata prestigiosa. Fate finta che sia possibile per magia, trasportarla in un attimo nella zona più periferica. Si conserva così il nome della zona ma essa viene delocalizzata in quella che mentalmente per tutti è invece una zona considerata "popolare".

 

Dopo un breve periodo di assestamento mentale, di riconsiderazione dei valori intrinsechi, potrebbero accadere due cose. La prima, lentamente la zona spostata in periferia, perderebbe il fascino e l'interesse come zona Vip. Oppure: l'idea del valore di Status, ormai così impresso nei geni umani, sposterebbe nella zona popolare lo status elitario.

 

Insomma, chi determina un valore aggiunto è come sempre, l'Essere umano. Giacché nell'esempio appena formulato, non esiste una vera ragione di "meritocrazia" sociale nel vivere su un pezzo di strada piuttosto che un altro.

 

L'asfalto è lo stesso. Il sole anche. Eppure, l'uomo necessita di determinare differenze. Che non hanno un criterio essenzialmente logico, ma è attribuito in base a parametri del tutto fittizi regolati dagli esseri umani.

 

Se pensate che in una città come Roma, molte località fino a qualche decennio fa erano "Comune di…" ed oggi fanno parte integrante della Città, vi renderete conto appunto di come queste suddivisioni per classi sono del tutto una conseguenza dell'investire di un determinato valore qualcosa che lo ha, solo nell'attimo in cui la mente umana lo decide.

 

Si potrebbe obiettare che, molte zone periferiche in epoche passate sono state edificate – spesso abusivamente – da migranti a volte operai e contadini, che poi hanno sanato a livello edilizio ma confermato la zona come "popolare" ma è un altro discorso.

 

Ciò che accade sempre, è che il criterio dell'uomo stabilisce regole, ambizioni, desideri. E diviene unico parametro di accettabilità a livello comune. Non è una realtà. E' un concetto. Cui tutti si adeguano, senza spendere un secondo di tempo a razionalizzare le fondamenta, non più delle case, ma del rispetto della logica.

 

Comunque tranquilli, domattina tutto sarà al suo posto: zona, status ed anche…le spese da sostenere per vivere. …Era solo un esempio. Per dipanare un po', la matassa di certe convinzioni. Cui molti non sono in grado di liberarsi.


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